
All’inizio degli anni ’60, per noi ragazzi che frequentavamo il CUS Bari, la figura di Ignazio Lojacono era un qualcosa di mitico la cui importanza intuivamo soltanto, ma senza comprenderla veramente. Compariva raramente fra noi. Sempre elegante, in abito scuro, con “le physique du role” di un vero presidente. A me sembrava quasi un essere superiore. Il suo libro “Invito alla voga”, che conservo ancora, era un piccolo trattato di fisiologia umana ancor prima che di canottaggio. Era capace, quando meno te l’aspettavi, di raggiungerti in mare a bordo di un gommone per seguire un allenamento e verificare la corretta esecuzione di un “interval training” o cronometrare un percorso di gara. Lo trovavi la sera in farmacia, la sua seconda casa dopo il CUS, dove in un angusto soppalco, mentre faceva i conti, ti ascoltava e trovava la soluzione ai tuoi problemi.
Più tardi negli anni, quando per lavoro mi spostavo fra Bari e Roma, lo incontravo qualche volta in aeroporto. All’epoca, quegli spostamenti mi pesavano non poco, ma vedere lui e sapere che da anni ed anni tutti i mercoledì o giovedì andava a Roma per la sua carica più importante di presidente del CUSI, ed il lunedì tornava a Bari per curare il “suo” CUS, mi faceva ridimensionare il mio disagio.
La sua vita non era molto diversa da quella di un parlamentare dell’epoca e, difatti, aveva un carisma ed un intuito da grande politico. In più occasioni ne ho avuto diretta testimonianza. Innanzitutto, aveva chiaro che per fare lo sport occorrono gli impianti. Ed, in un contesto come quello della Bari dell’immediato dopoguerra, pose le premesse per quello che sarebbe diventato uno degli impianti sportivi più belli d’Italia, ammirato (e spesso invidiato) da quanti vi mettevano piede. Un’enorme opportunità offerta ai giovani di allora e di oggi. Per molti di quelli della mia generazione è stato il luogo dove abbiamo trascorso la maggior parte del nostro tempo, dove abbiamo praticato lo sport ma, soprattutto, abbiamo imparato a confrontarci con lealtà, in un ambiente sano ed in un clima di amicizia.
Quando, a volte sopraffatto dalle responsabilità, dalle incomprensioni, dalla fatica, mi prende lo sconforto e sono tentato di abbandonare l’impegno di presidente, mi viene in mente quella mattina di quasi tre anni fa, quando mi telefonò per dirmi che voleva parlarmi. Aveva deciso che non si sarebbe più candidato alla presidenza e chiedeva a me di farlo. Senza questa “investitura” non mi sarei mai candidato, ma subito mi resi conto di quale immenso sacrificio gli fosse costata quella decisione. Ed ora che mi trovo a raccogliere questa importante eredità, provo un senso di enorme responsabilità verso questa struttura cui devo molto e che mi tocca cercare di conservare nel migliore dei modi. Ma penso che tocchi a noi tutti del CUS far sì che l’impegno di Ignazio Lojacono non vada sprecato e che il CUS continui ad essere una risorsa insostituibile per le future generazioni ed un’oasi di sano svago nella città come lo è stato per molti di noi, certamente per me.
Bari 8 ottobre 2009
Francesco Corsi